Non è strano pensare ad una persona che, a causa di una disabilità visiva, non riesca a vedere un ostacolo sulla propria strada e per questo si trovi a cadere. Le cadute sono eventi pericolosi, soprattutto nella vita di pazienti anziani che, per inciso, sono anche quelli che hanno più probabilità di sviluppare disabilità visive.
La conseguenza delle cadute fa sentire il proprio peso sulla salute pubblica, dal momento che soggetti così fragili possono facilmente procurarsi fratture che potrebbero portare a conseguenze fisiche gravi, o problematiche psicologiche come una forte paura di cadere nuovamente, ansia o depressione (della probabilità che queste insorgano in pazienti con disabilità visive abbiamo già parlato nei precedenti numeri 12 e 15).
Le cadute avvengono principalmente in casa ed è per questo che viene da domandarsi quali siano i maggiori fattori di rischio che possano portare un paziente con disabilità visiva a cadere. Il primo pensiero va alla presenza di ostacoli: dalle semplici sedie ai più insidiosi scalini, un ipovedente potrebbe non rendersi conto della presenza di un ostacolo, urtarlo e non riuscire a mantenere il proprio equilibrio. Ma secondo uno studio condotto da alcuni ricercatori di Baltimora il maggior fattore di rischio sembra essere un altro.
Lo studio di Ramulu et al., del 2021, ha infatti preso in esame 174 pazienti anziani affetti da glaucoma con conseguente perdita di campo visivo. Dopo aver esaminato le case dei pazienti per verificarne le condizioni di illuminazione e la posizione dei rischi, i ricercatori hanno dotato i pazienti di un calendario per indicare le proprie cadute (intese come cadute complete, tanto da toccare terra) per tre anni. Per ogni caduta ai pazienti sono stati richiesti dettagli sulla posizione in cui è avvenuta, e ulteriori dettagli sulla dinamica, se è avvenuta in uno dei sette spazi presi in esame: scale, bagno, camera, sala da pranzo, salone, cucina e corridoi.
Il risultato dello studio sembra indicare una minor quantità di cadute in condizioni di migliore illuminazione, mentre non è stato possibile dimostrare un collegamento tra il numero di cadute e la presenza di oggetti considerati pericolosi. Inoltre, il rapporto tra illuminazione e cadute non sembra cambiare nemmeno tra pazienti con differente perdita di campo visivo: per tutti i pazienti è stato indifferentemente identificato che con maggiore illuminazione si sono avute minori cadute. Le cadute, poi, sono avvenute principalmente sulle scale interne di casa ed in camera da letto: zone in cui probabilmente è meno frequente che si accenda la luce.
Questo risultato dovrebbe dare da pensare a chi ha a che fare con pazienti ipovedenti: le scale e gli ostacoli sono certamente un pericolo, ma migliorare le condizioni di illuminazione degli ambienti è senza dubbio la prima e più importante cosa da fare per diminuire i rischi in un paziente con disabilità visive.
Fonte:
Pradeep Y. Ramulu, Aleksandra Mihailovic, E Jian-Yu, Rhonda B. Miller, Sheila K. West, Laura N. Gitlin, David S. Friedman,Environmental features contributing to falls in persons with vision impairment: The role of home lighting and home hazards,American Journal of Ophthalmology,2021,ISSN 0002-9394,https://doi.org/10.1016/j.ajo.2021.04.022.
Optometria Oggi
Periodico di informazione su ottica, optometria, lenti a contatto e scienze della visione