METTI IN MOTO GAMBE E CERVELLO


La scienza del camminare. L’essere bipedi nei modi che oggi ci sembrano scontati ha trasformato la nostra specie, aiutando la creatività e migliorando la qualità della vita.

Ho camminato. Da solo e con altri. Con i miei genitori nelle passeggiate della domenica. Con mio fratello Giovanni, bambino. Con Serge Moscovici, studioso originale, per le colline sopra Ginevra. Con Vittorio Girotto, scienziato cognitivo, per un’ultima volta nel bosco dietro casa sua. Con Amos Tversky, genio puro, per calli veneziane. Poi si sono fermati tutti a riposare. Io ho continuato con loro al fianco, lungo i mutevoli paesaggi della vita. Perché i paesaggi, come ha mostrato Vittorio Lingiardi in un libro incantevole, sono anche dentro di noi. Shane (Giovanni, in irlandese) O’Mara, valente neuropsicologo del Trinity College di Dublino e flâneur, spiega in un saggio dotto e appassionato perché l’essere bipedi nei modi che oggi ci sembrano scontati ha trasformato la nostra specie in donne e uomini veri. Milioni di anni fa la vita è comparsa sulla terra quando i primi organismi hanno cominciato a muoversi in una direzione, cioè a camminare.

l sistema visivo umano è fatto per cogliere la direzione: bastano solo punti per creare una figura orientata verso qualcosa (Domenicale del 20 novembre 2015). Alessandra Jacomuzzi ricorda, in un libro appena uscito, questa e altre scoperte di Paolo Bozzi, un tempo professore a Trieste. In Progresso Aldo Schiavone racconta così questo salto cruciale nell’evoluzione: «La posizione eretta consentiva di vedere comodamente più lontano, allargando l’orizzonte in cui collocare azioni e scelte: il che assicurava non piccoli vantaggi nella caccia e nella difesa.
Ma soprattutto stare in piedi permetteva di osservare con continuità il cielo notturno, e di vedere le stelle, le cui posizioni e luminosità venivano scoperte e memorizzate una per una: il loro raggrupparsi nel buio suggeriva immagini che avrebbero modificato per sempre la fantasia e la vita interiore della nostra specie».
La selezione della specie ha premiato la posizione eretta che permette di camminare più a lungo e lascia libere le mani. Con le mani abbiamo costruito strumenti, con questi ne abbiamo fatto altri: nessun animale ci è riuscito, solo le macchine da noi inventate. In gruppo e in continuo movimento, andavamo a caccia occupando nuovi territori. Attività pericolose che richiedevano coordinamento tra coloro che si spostavano insieme: non bastavano suoni con significati, ci volevano linguaggio e pensiero. Il linguaggio e il pensiero, però, funzionano solo grazie all’innesco dell’interazione sociale. Al contrario gli enfants sauvages, i bambini lasciati soli fin dalla nascita, imparano comunque a camminare grazie a un programma completamente innato. È una capacità geneticamente trasmessa che noi stessi educhiamo pur non nascendo uguali: i bambini più bravi a gattonare sono poi quelli più bravi a camminare.

Camminare e pensare sono intimamente collegati. Daniel Kahneman, premio Nobel nel 2002 per i lavori con Amos Tversky, nel classico Pensieri lenti e veloci, racconta quanto sia piacevole camminare e insieme pensare. Se però spingete all’estremo una di queste attività, esse entrano in competizione. Nel corso di una passeggiata con un amico provate a chiedergli di calcolare mentalmente 21x78, e di farlo subito. Quasi sicuramente smetterà di camminare. L’esecuzione del compito risucchia risorse cognitive che devono essere impiegate dal ragionamento. All’opposto provate ad accelerare la camminata, sempre più veloce: la mente si svuoterà di ogni cruccio perché la corsa purifica.

Camminare aiuta la creatività, correre mette l’animo in pace.

Non c’è solo la mente a giovarsi del moto, anche il corpo. La Via Alpina attraversa quelli che oggi sono otto paesi: sentieri praticati da millenni hanno svelato ritrovamenti archeologici inquietanti. Nel 1991, sul confine italo-austriaco, fu scoperta la mummia di un uomo che migliaia di anni fa aveva fatto una brutta fine: morì a causa di una freccia ostile.
È emersa al Giogo di Tisa da un ghiacciaio in ritirata nelle Alpi di Ötz ed è divenuta popolare. Un tour organizzato permette di seguire le tracce di Ötzi, così è stata chiamata la mummia, fino a dove è stata trovata: i ristoranti offrono pizze con il suo nome. Ötzi era un nomade e ci si è chiesti che cosa succederebbe oggi a una persona che camminasse lungo la Via Alpina. Nel 2011 un signore di sessantadue anni ha percorso 1.300 chilometri della Via Alpina dopo esser stato visitato a fondo prima della partenza. I medici l’hanno poi equipaggiato con un laboratorio fisiologico in miniatura che registrava tutti i funzionamenti del suo corpo.
Al moderno Ötzi ci sono voluti sessantotto giorni e il suo corpo, alla fine, è migliorato in ogni componente. Mente, corpo, ma anche Condivisione. Passeggiare solitari aiuta la creatività, almeno se ci muoviamo alla velocità preferita. Gioia autentica è però camminare insieme a altri: richiede ritmo e coordinamento. Si attivano i neuroni specchio, quelli che ci permettono di entrare in empatia con gli altri. E non si tratta solo di rispecchiare i movimenti altrui, l’empatia riscalda i cuori: per questo ho ricordato le mie passeggiate in paesaggi immaginari.

O’Mara ringrazia le persone con cui ha camminato: in silenzio, con cadenze comuni, tenendosi la mano, conversando, osservando insieme. Non si è mai del tutto soli quando si cammina, come in As I walked out one evening del poeta Wystan Hugh Auden: «Una sera che ero uscito a spasso/ a spasso in Bristol Street/ sul lastrico le folle erano campi/ di grano pronto per la mietitura./ E lungo il fiume in piena/ udii un innamorato che cantava/ sotto un’arcata della ferrovia:/ L’amore non ha fine./ Io ti amerò, mia cara, ti amerò/ finché la Cina e l’Africa s’incontrino,/ e il fiume schizzi sopra la montagna/ e per la strada cantino i salmoni».

Camminare può
cambiarci la vita
Shane O’Mara

Articolo di Paolo Legrenzi

Il Sole 24 Ore
 
Questo sito utilizza cookies per offrirti un'esperienza di navigazione migliore. Continuando la navigazione nel sito autorizzi l’uso dei cookies. Maggiori informazioni.