AFFATICAMENTO DIGITALE DELL'OCCHIO: COME DOVREMMO AFFRONTARLO?



L’attuale universo visivo è irriconoscibile rispetto a quello di soli 11 anni fa. Pochi avrebbero potuto prevedere i progressi tecnologici avvenuti dopo l'introduzione dell'iPhone, nel giugno 2007. Dal suo lancio, questo dispositivo mobile ha drasticamente modificato le esigenze visive delle persone. Questi potenti strumenti sono utilizzati per ricevere notizie (dalla politica internazionale agli aggiornamenti di amici e parenti sulle piattaforme social), e-mail e messaggi, per fare shopping, scattare fotografie, guardare video, pagare gli acquisti, effettuare check-in per i voli, ascoltare podcast e occasionalmente per telefonare. Generalmente sono  tenuti ad una distanza visiva più ravvicinata rispetto ai classici materiali stampati. [1,2] Inoltre, rappresentano solo una parte del mondo tecnologico contemporaneo. Il Vision Council of America ha stimato che il 28% delle persone, trascorre 10 o più ore al giorno a guardare i display digitali, fra cui i monitor, i tablet o i lettori elettronici. Questi tipi di dispositivi possono essere posizionati a distanze comprese tra i 20 e gli 80 cm, e ad angolazioni diverse. [3] Le dimensioni ridotte di alcuni schermi portatili possono ridurre i caratteri osservati con una conseguente riduzione della distanza di lettura e una notevole sforzo sia a livello dell’accomodazione sia a livello della vergenza oculare. Tuttavia, nonostante queste diverse esigenze visive, molti professionisti del settore continuano a usare le stesse tecniche per determinare la visione da vicino utilizzate 15-20 anni fa, con il soggetto che osserva un ottotipo cartaceo posizionato alla distanza di 40 cm.

Il Digital eye strain, ossia l’affaticamento visivo causato dall’utilizzo dei sistemi digitali, detto anche sindrome da visione al computer (Computer vision syndrome/CVS) o stanchezza cronica da schermo, è la combinazione di problematiche oculari e visive associate alla visione di display digitali. La sindrome da visione al computer ha un impatto significativo sia sul comfort visivo che sulla performance lavorativa [4,5] poiché circa il 40% degli adulti [6], e fino all'80% degli adolescenti [7], lamentano significativi disturbi come affaticamento degli occhi, stanchezza e secchezza oculare, sia durante sia subito dopo aver lavorato su display elettronici.

Comprendere la fisiologia alla base della stanchezza cronica da schermo è fondamentale per sviluppare metodi che migliorino questa frequente condizione. La prima cosa da fare è un esame specialistico completo, non solo per escludere patologie oculari, ma anche per controllare che la condizione refrattiva, oculomotoria e binoculare del soggetto siano adeguata alle varie esigenze visive.

È evidente che questo non può essere rilevato se non viene fatta un’anamnesi completa, per determinare la(e) distanza(e) di visione, l'angolo(i) di osservazione a seconda del tipo e numero di dispositivi utilizzati, il numero e la posizione dei monitor, la dimensione dei caratteri, del contrasto e del tipo di attività da svolgere. Fare una domanda generica come  "usa un computer?" può non essere sufficiente .
Quanto sono efficaci le soluzioni di trattamento con lenti a contatto?


Opzioni di trattamento

Le potenziali opzioni di trattamento includono:
• accorgimenti delle condizioni di lavoro,
• la prescrizione di una correzione refrattiva appropriata per la distanza di lavoro utilizzata,
• tecniche per migliorare le risposte accomodative e/o delle vergenze,
• l’uso di filtri
• ottenimento di una ideale superficie oculare anteriore.


Per quanto riguarda l'ambiente di lavoro, lo specialista dovrebbe prendere in considerazione alcuni fattori come:
• l’illuminazione ambientale ottimale per ridurre al minimo l'abbagliamento e i riflessi dello schermo,
• evitare distanze troppo ravvicinate per osservare lo schermo,
• effettuare  pause regolari.

La regola 20:20:20 [8] (ovvero, osservare un oggetto ad almeno 20 metri di distanza per almeno 20 secondi ogni 20 minuti) rappresenta una linea guida utile e facilmente memorizzabile.

Per ottenere una correzione refrattiva ottimale sia a distanza intermedia che a distanza ravvicinata, potrebbe essere necessario correggere anche lievi difetti visivi (incluso l'astigmatismo) in particolare se vengono utilizzati materiali cartacei.  Ad esempio, 0,50D / 1,00D di astigmatismo non corretto può provocare un aumento significativo delle problematiche. [9] Questo può emergere ancor di più in quei soggetti che hanno un  lieve astigmatismo ed  utilizzano lenti a contatto sferiche, o quei soggetti presbiti che utilizzano occhiali da banco per la lettura da vicino: ecco perchè  un presbite potrebbe aver bisogno di più paia di occhiali per soddisfare le varie distanze di osservazione.

L'uso di filtri per alleviare la stanchezza cronica da schermo, in particolare i filtri per la luce  blu, è discutibile, in quanto esistono poche evidenze che supportano la tesi che la stanchezza cronica da schermo derivi dalla luce blu emessa da questi dispositivi. [10,11]  Una recente indagine, ha mostrato come un filtro in grado di eliminare il 99% della luce blu emessa da un tablet non era più efficace nel ridurre i sintomi della stanchezza cronica da schermo rispetto a un filtro a densità neutro equiluminante. [12] Chiaramente, sono necessari ulteriori approfondimenti prima che l'uso di questi filtri possa essere giustificato.


Stanchezza cronica da schermo e occhio secco

L'occhio secco è comunemente associato alla stanchezza cronica da schermo. La secchezza oculare può essere causata dall’ambiente, poiché i computer sono spesso collocati in uffici dove l’aria è eccessivamente secca, dove l'uso di riscaldamento o aria condizionata possono incrementare l’evaporazione del film lacrimale. Inoltre, è stato mostrato che  l’utilizzo di schermi digitali altera l’ammiccamento. [13,14] Se da un lato, la letteratura più datata riportava che l'uso del computer produceva una riduzione della frequenza media di ammiccamento, è più probabile che questo sia collegato all’impegno cognitivo del compito da svolgere, piuttosto che al risultato della visione di uno schermo digitale. [15] Tuttavia, la visione di schermi elettronici produce un aumento significativo del numero di ammiccamenti incompleti, cioè quando la palpebra superiore, con il suo movimento, non riesce a coprire l'intera cornea. È probabile che ciò produca una maggiore secchezza nell’area corneale inferiore. Data la già elevata prevalenza di secchezza oculare, soprattutto nelle donne, nei portatori di lenti a contatto e nei soggetti anziani, qualsiasi riduzione  dell'ammiccamento rischia di aggravare  i sintomi esistenti.


Sommario e conclusioni

In sintesi, l'uso di monitor, portatili, tablet, smartphone e dispositivi di lettura elettronica sono ampiamente diffusi. [16] Nel 2011, The Department of Commerce degli Stati Uniti riferiva che il 96% dei lavoratori statunitensi utilizzava Internet come parte integrante del proprio lavoro [17] ed è probabile che questa percentuale sia aumentata dal momento della pubblicazione a oggi. Attualmente, a prescindere dall’età quasi tutte le persone  trascorrono ogni giorno molto tempo davanti agli schermi digitali. Un recente sondaggio ha evidenziato che un "utente medio" tocca il telefono 2617 volte al giorno (equivalente a una volta ogni 22 secondi in un periodo di 16 ore) mentre un "utente addicted" tocca il telefono 5427 volte al giorno (equivalente a una volta ogni 11 secondi in un intervallo di 16 ore). [18] Di conseguenza, è aumentato notevolmente il tempo trascorso a osservare oggetti  a distanza intermedia e a distanza ravvicinata rispetto quando utilizzavamo materiali cartacei e stampati.  A causa di questo notevole aumento del lavoro a dstanza prossimale, non sorprende che sia aumentata ampiamente anche la prevalenza di sintomi. In qualità di professionisti, abbiamo il dovere  di aiutare le persone a soddisfare queste esigenze. In effetti, guardando al futuro, l'uso di tecnologie ancora più complesse, come i caschi con visore, i display montati sugli occhiali, gli orologi intelligenti e i display di realtà virtuale creeranno ambienti visivi ancora più articolati. L'incapacità di soddisfare queste esigenze visive sempre crescenti potrebbe creare difficoltà significative per lo stile di vita dei pazienti, il che potrebbe tradursi in una marcata insoddisfazione.



Articolo di Mark Rosenfield docente della State University of New York (SUNY), State College of Optometry. 
Traduzione a cura di Assottica.

 

Riferimenti

1. Bababekova Y, Rosenfield M, Huang RR, Hue JE. Font size and viewing distance of hand-held smart phones. Opt Vis Sci 2011;88: 795-7.

2. Lan M, Rosenfield M, Liu L. Cell phone viewing distance and age in a Chinese population. Optom Vis Perf 2018: in press.

3. Long J, Rosenfield M, Helland M, Anshel J. Visual ergonomics standards for contemporary office environments. Ergonomics Australia 2014;10: 1-7.

4. Rosenfield M. Computer vision syndrome: A review of ocular causes and potential treatments. Ophthal Physiol Opt 2011;31: 502-15.

5. Daum KM, Clore KA, Simms SS, et al. Productivity associated with visual status of computer users. Optom 2004;75: 33-47.

6. Portello JK, Rosenfield M, Bababekova Y, Estrada JM, Leon A. Computer-related visual symptoms in office workers. Ophthal Physiol Opt 2012;32: 375-82.

7. American Optometric Association. Screen Time. AOA Focus. 2014 (Jul/Aug): 20. Available at http://aoa.uberflip.com/i/348635-aoafocus-july-august-2014.

8. Rosenfield M, Hue JE, Huang RR, Bababekova Y. Uncorrected astigmatism, symptoms and task performance during computer reading. Ophthal Physiol Opt 2012;32: 142-8.

9. Downie LE. Blue-light filtering ophthalmic lenses: To prescribe, or not to prescribe? Ophthal Physiol Opt 2017;37: 640-3.

10. Lawrenson JG, Hull CC, Downie LE. The effect of blue-light blocking spectacle lenses on visual performa nce, macular health and the sleep-wake cycle: a systematic review of the literature. Ophthal Physiol Opt 2017;37: 644-54.

11. Palavets T, Rosenfield M. Effect of blue-blocking filters on digital eye strain. Optom Vis Sci 2017;94: E-abstract 175197.

12. Portello JK, Rosenfield M, Chu CA. Blink rate, incomplete blinks and computer vision syndrome. Optom Vis Sci 2013;90: 482-7.

13. Chu CA, Rosenfield M, Portello JK. Blink patterns: Reading from a computer screen versus hard copy. Optom Vis Sci 2014;91: 297-302.

14. Rosenfield M, Jahan S, Nunez K, Chan K. Cognitive demand, digita l screens and blink rate. Comput Human Behav 2015;51: 403-6.

15. Rosenfield M, Howarth PA, Sheedy JE, Crossland MD. Vision and IT displays: A whole new visual world. Ophthal Physiol Opt 2012;32: 363-6.

16. http://2010-2014.commerce.gov/news/fact-sheets/2011/05/13/fact-sheet-digital-literacy.html

17. Winnick M. Putting a finger on our phone obsession. Mobile Touches: A study on humans and their tech. 2016 (June 16). Available at: https://blog.dscout.com/mobile-touches.

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