È ampiamente dimostrato che lo sfuocamento retinico ha effetto sulla lunghezza assiale del bulbo: uno sfuocamento miopico causa un rallentamento della crescita e uno sfuocamento ipermetropico causa un’accelerazione dell’allungamento oculare.
Quando si guarda da vicino, generalmente, è presente un lag accomodativo, cioè un piccolo sfuocamento ipermetropico, che è stato ipotizzato possa avere un effetto nello stimolare la crescita eccessiva del bulbo e quindi favorire la miopia. Tuttavia, numerose ricerche su questo aspetto hanno rilevato una scarsa correlazione fra l’impegno nell’attività da vicino (misurato in diottrie × ora) e lo sviluppo della miopia. Ciò, per alcuni operatori, risulta piuttosto contro intuitivo, poiché tradizionalmente la miopia viene correlata a un eccesso di impegno visivo a distanza ravvicinata. Per comprendere meglio come la distribuzione temporale di questo impegno visivo abbia effetto sull’allungamento assiale, Delshad e colleghi (2021) hanno realizzato un elaborato studio sperimentale in cui giovani adulti volontari sono stati sottoposti a un diverso sfuocamento retinico (miopico e ipermetropico) con diverse scansioni temporali (in modo continuo o inframezzato da pause).
Lo studio è stato pubblicato di recente su Ophthalmic and Physiological Optics, che è una rivista molto autorevole in campo optometrico e oftalmologico. Innanzi tutto, significativo è notare che è possibile misurare variazioni di lunghezza assiale e spessore della coroide anche a breve termine, cioè con un effetto immediato dopo l’esposizione allo stimolo di defocus: gli effetti dello sfuocamento non hanno solo ricadute sul processo di crescita a lungo termine, ma sono visibili in una reazione immediata di adattamento del tessuto. Inoltre, il defocus ipermetropico è più efficace rispetto al defocus miopico: cioè è più facile osservare un aumento della lunghezza assiale con assottigliamento della coroide, piuttosto che un accorciamento con inspessimento della coroide. Infine, e questo è il risultato principale dello studio, l’occhio è più sensibile a un defocus continuo, piuttosto che a una condizione di sfuocamento intermittente, in cui sessioni di sfuocamento da 15 minuti vengono inframezzate da due minuti di visione nitida. Pause più brevi e più frequenti hanno dimostrato minore effetto, quindi non conta solo la quantità di impegno da vicino ma anche come questo impegno viene organizzato nel tempo.
Poiché inevitabilmente il tempo complessivo che i giovani trascorrono nella visione da vicino è destinato ad aumentare, a causa della crescente scolarizzazione e della diffusione dei dispositivi digitali, organizzare in modo appropriato questo tempo, prevedendo sessioni di lavoro inframezzate da brevi pause, può portare vantaggi sia in termini di ridotto affaticamento visivo, sia in contenimento della progressione miopica.
Variazione media della lunghezza assiale dalla baseline dopo l’esposizione a cinque condizioni di sfuocamento. (Delshad et al. 2021)
Fonte:
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/opo.12833
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